Il 70° anniversario
della fondazione del Gruppo di Pianezza dell' Associazione Nazionale Alpini non
poteva passare senza un'opera più rappresentativa e simbolica, rispetto agli
interventi - possiamo dire di "ordinaria amministrazione" - raccontati nelle
pagine precedenti, che hanno scandito il trascorrere degli anni.
E che cosa meglio avrebbe potuto rispecchiare la coerenza con gli ideali
"Alpini", se non la riedificazione di una chiesetta dedicata a due santi
particolari - uno, San Bernardo, protettore dei montanari e degli alpinisti, e
perciò anche degli Alpini, - l'altro, San Grato, protettore dei campi e dei
raccolti, quindi delle nostre genti e di noi stessi?! Una piccola chiesa, sopra
e prima di tutto "Casa di Dio", che ci ricorda Colui che nel bisogno e nei
momenti drammatici quasi tutti invochiamo, alla Cui misericordia affidammo gli
amici ed i parenti caduti o che ci hanno lasciati nel corso di questo
settantennio. Un'opera ancor più significativa perchè portata a termine in
concomitanza con il Giubileo del millennio.
Purtroppo si è dovuto parlare di ricostruzione vera e propria, poiché la
preesistente chiesetta era abbandonata ormai da oltre mezzo secolo e ridotta ad
un cumulo di macerie.
Né era pensabile una restituzione più di tanto fedele
all'originale, a causa della totale assenza di una documentazione storica
dell'antica fabbrica. Nel configurare la nuova architettura non si è potuto quindi optare per una
rigorosa fedeltà nelle linee, nei materiali e nelle tecniche, ma per
l'attenzione ad un'apparenza quanto più conforme ai ricordi e all'ardua
interpretazione di ciò che i ruderi lasciassero intuire, abbinata ad una
complessiva solidità strutturale, capace di far rivivere il passato e prolungare
nel futuro il significato di devozione e di fede che questo tipo di edificio
riveste, al di là dei pregi artistici e di vetustà. Con motivazioni così forti, non poteva mancare una grande adesione all'idea e un
prepotente entusiasmo nella realizzazione dell'intervento di ricostruzione di
quella piccola chiesa campestre che solo gli anziani rammentano, mentre i più
giovani, oltre la palina turistica, non hanno avuto modo di vederne altro che un
ammasso di rovine pietosamente celate da pruni e sterpi: la cappella dei Santi
Bernardo e Grato. Dal momento della decisione di adottare questo progetto come simbolo del
"settantennio" del Gruppo, sono stati ottenuti in tempi "record" nullaosta e
autorizzazioni a procedere.
Tale era però
l'entusiasmo che anche i "tempi da record" sembrarono troppo lunghi; sicché i
primi lavori per consentire l'accesso e l'ispezione dei "poveri resti" hanno
scavalcato ogni burocrazia! E' così che il lavoro che si pensava di iniziare "ben che vada" in primavera ("e
chissà se riusciremo a finire nel 2000!") ha avuto un avvio talmente rapido che
quel ciclista - fino ad allora un po' distratto rispetto alle cose del suo
gruppo e poi chiamato "tenènt" o "fotografo ufficiale" (ufficiale forse perchè "tenènt",
altrimenti non si spiegherebbe!) - al suo primo scatto in zona trovava, ancora
in pieno inverno, muri e colonne già "ben SÙ"; tanto che un sonoro "sveglia!"
mai fu così meritato. Certo "A.N.A." è da sempre sinonimo di efficienza ed efficacia...
Attorno al costruendo edificio, tra più o meno assidui, saltuari ed occasionali
partecipanti, il gruppo al lavoro è tutti i giorni numeroso ed operoso, sotto lo
sguardo attento - da un lato soddisfatto, dall'altro preoccupato (è lui
ufficialmente il responsabile) dell'inossidabile e infaticabile Capo Gruppo,
sempre in testa nel "darei dentro".
l progetto è opera
del "Geometra Carlo" che, oltre al grande impegno che ciò ha comportato, e al
dover dirigere e seguire i lavori, non disdegna, appena possibile, di
parteciparvi attivamente; come se ciò non bastasse, ha il suo bel daffare a
raccordare le "invenzioni" dei "grandi artigiani" ivi impegnati, con i vincoli
progettuali e le indicazioni dell'architetto. Il vecchio si fonde con il nuovo e il nuovo s'ammanta di vecchio, per addivenire
ad un risultato che è sì un po' ibrido, ma, a detta dei più, piuttosto
piacevole.
Sì, è proprio così: sono tra i migliori artigiani quelli che, coadiuvati da un
nutrito gruppo di volenterosi aiutanti in veste di "bocia", fanno in modo che i
lavori procedano così bene e rapidamente. Ecco, in alcuni momenti, "artisti" e "aiutanti" all'opera con le "materie" più
difficili e i mezzi più impegnativi:
Forse - o senza forse - qualche cantiere
edile ha talora patito l'assenza dell'impresario o del muratore e molte mogli la
mancanza dell'addetto alle piccole ma frequenti riparazioni di cui ogni casa
necessita ....
Altri personaggi e
situazioni qui non figurano, non per dimenticanza o minor importanza, ma per
l'incapacità del "paparazzo" di beccarle tutte!
Spesso la giornata ha inizio con
la piacevole e graditissima visita della signora Clementina: ebbene sì, proprio
il nostro Sindaco, che con grande simpatia porta al cantiere, con il caffè, la
propria autorevole attenzione e consenso. E' quanto basta, se pure ce ne fosse bisogno, per incrementare entusiasmo e
voglia di fare presto e bene. Così presto e bene da poter soddisfare il
desiderio della Prima Cittadina di veder eseguiti importanti e necessari
interventi di restauro anche nella cappella delle scuole delle "Grange".
Avvicinandosi al cantiere si percepisce subito che non è una normale squadra di
uomini al lavoro: questo è un gruppo di amici che si diverte e intanto una
chiesa "vien su"... Naturalmente non mancano seri consulti, divergenze e dispute
tra "quelli che sanno", ma tutto si stempera nelle risate che replicano alle
battute ironiche, magari un po' pesanti e salaci - di marca "casermereccia" -
che intercalano discussioni e fatiche.
E' lo stesso spirito col quale viene minacciato di "mattonazione" (ovvero
lapidazione a mezzo di mattoni d'epoca, fatti a mano, recuperati e ripuliti tra
i ruderi della vecchia costruzione) lo sfaticato "papa razzo" (alias il "tenent")
Va detto che in gruppi di Alpini e simpatizzanti lo spirito non può proprio
mancare; d'altronde il caldo e il lavoro fanno sudare e seccare la bocca - e un
buon bicchiere, in questi casi, è un gran toccasana! Così come quel
"coffee-break" che la signora Rosina crea, arrivando con la sua bicicletta, la
sua carica di serenità e il suo carico di nero caffè con correzioni varie "a
piacere".
Bello condividere con tali amici quel gran momento di socializzazione che spesso
chiude la giornata di lavoro: la "merenda"! Il "Re della pietra" si conferma tale, ma questa volta non con quella da
costruzione, bensì con quella per cuocere le salsicce.
E' l'ora in cui si
stempera definitivamente ogni tensione, tra lazzi e freddure ci si compiace dei
risultati della fatica di un giorno e si pianifica il da farsi per quello
successivo, intercalando qua e là qualche ricordo della "Naia".
E' anche il
momento per il Capo Gruppo di tirare un sospiro di sollievo perchè nella
giornata non si sono verificati incidenti. Passanti e amici si uniscono al
gruppo, spesso arricchendo con gustosi piatti e bevande la "tavola" (due assi
posate direttamente sul ponteggio o su due coppie di pallets incrociati a mò di
cavalletti), nella degustazione di squisite leccornie - su per genuine e
rigorosamente "fatte come una volta" - che ben difficilmente si trovano altrove
e fanno saltare ogni prudenza dietetica. Queste sono le sere in cui ignare mogli
riscontrano strane inappetenze ...
La questione dei fondi necessari per acquistare materiali e prestazioni non
altrimenti reperibili è un cruccio, ma non se ne parla: è un pò come chiuso nel
cuore e nei pensieri del Capo Gruppo e di quel fac-totum del suo vice, Franco.
Tutto il possibile è stato recuperato tra i detriti del rudere: pietre e laterizi vari, molti materiali anche d'epoca; mattoni (ancora prodotti
dall'antica Fornace Rapelli), mattonelle di cotto per il pavimento, tegole e
travi per il tetto, calce, cemento e sabbia sono stati donati da vari
benefattori. Alcuni amici e semplici passanti hanno voluto contribuire con denaro alla
rinascita dei propri ricordi, di una preziosa memoria dei tempi andati e di un
emblema dei valori in cui credono, mentre altri benefattori, privati ed enti,
sensibilizzati al problema, sono stati lieti di partecipare al finanziamento di
questa opera.
Di grande conforto e sprone, l'apprezzamento quasi unanime, da parte di
passanti, visitatori e critici, per quel che si vedeva "venire su": la pittrice
Lia Laterza, già cittadina pianezzese negli anni '50 e '60 (nota tra l'altro per alcune sue significative presenze pittoriche in diverse
chiese della Vai di Su sa) nel complimentarsi, durante la sua visita al
cantiere, per la bella riuscita della chiesetta in costruzione, ha accettato
l'invito ad eseguire e donare un suo dipinto rappresentante i due santi patroni.
Il nostro compaesano Guglielmo Meltzeid, artista ormai famoso nei "due mondi",
celebrato dalla città di Pianezza lo scorso anno per il suo trentennale di
attività, ha accolto l'invito a lasciare il suo segno e afferma di avere in
mente l'ideazione di affreschi da realizzare all'interno della cappella; ci
adopreremo per coadiuvarlo per quanto necessita, affinchè anche questo
prestigioso intervento possa essere realizzato. Con cotali opere, questa umile chiesetta, nata senza pretese di particolare
pregio artistico, avrebbe ottime ragioni per essere visitata, al di là dei
motivi di devozione religiosa.
Con grande piacere sono state accolte molte
visite, tra cui quella l' allegra e chiassosa della scuola e quelle più
discrete del nostro Parroco, don Beppe, e del Rettore del Santuario di San
Pancrazio, padre Danilo.
Man mano la costruzione è avanzata, attraverso alcune
fasi e realizzazioni che vale la pena di evidenziare: la struttura metallica di sostegno dell'armatura della bella volta a crociera;
la preparazione dei travi e delle perline per tetto e sottotetto;
la loro posa;
il
completamento del tetto, culminato issando la Croce
(il "vessillo del Padrone di casa");
e ... questo ci richiama alla doverosa e
tradizionale cerimonia del "Bagnè ij cop":un'allegra festicciola e qualche
fotografia ufficiale con tanto di Cappello Alpino. Ed ecco la graziosa chiesetta, col suo bel tetto, ed il gruppo degli "artisti"
insieme al Capo ...
e tutto, o quasi, il gruppo dei lavoratori: un masso per
sentirsi più "in ambiente" ... e si finisce con panini "al trave", doverosamente
accompagnati dal liquido necessario per evitare intasamenti.
Si
levano i ponteggi, si mitigano i crucci del nostro
Capo Gruppo (nessun incidente finora e di qui in
avanti si lavora a terra), ma non è finita!! Il
lavoro da fare è ancora tanto e non bisogna mollare!
E allora avanti ad impastare cemento, a intonacare
le pareti interne e la volta, a preparare e posare
il bel pavimento in cotto,
a ripulire e sistemare
l'esterno e realizzare il muretto di cinta in
pietra. Qui il nostro Cassiere, compiaciuto, si congratula con il Capo Gruppo; intanto il paparazzo rimane "impaparazzato", mentre mette mano alla pala. La
stessa cosa succede ad un amico di passaggio che non resiste alla tentazione di
"metter mano" pure lui:
... ritiene di aver fatto poco per sentirsi "un
partecipante ai lavori". Ma questi piccoli gesti, che si sono verificati spesso
nel corso dei lavori, evidenziano la solidarietà ed il consenso della "gente"
laddove ci si adopera per il sociale e, nello specifico, per questa
ricostruzione, non solamente materiale, di un luogo di culto e di memoria della
civiltà rurale, delle nostre radici contadine: riedificazione e della pietra e
dell'anima.
Le condizioni meteo hanno molto aiutato finora (forse per l'intercessione di San
Grato), ma un po' d'acqua dal cielo dovrà pur cadere! ... Comunque non si molla,
ci si arrangia e si vince: è la pioggia a fermarsi!
Siamo veramente alle battute
finali! Si procede a lastricare in pietra il sagrato e il vialetto d'accesso, a
sistemare il giardinetto e la sua staccionata. Grazie a inventiva e ricerca, e a due questuate donazioni, è stata realizzata e
installata una bella e singolare acquasantiera. Intanto sia i muri che la volta sono asciugati bene e possono ricevere le cure
del decoratore che nella fotografia vediamo all'opera durante un'ispezione
dell'infortunato, ma presente, direttore dei lavori. Non resta che firmare
l'opera; è il nostro simbolo scolpito e colorato sulla pietra morenica davanti
alla Chiesetta: il "Cappello Alpino".
Lasciamo infine uno spazio per una foto dell'ultimo
istante per vedere "l'effetto che fa" accompagnata
dall'intensa poetica dedica del socio, amico maestro Brero.
LA CESA 'D "SAN BERNARD" AN PARLA ANCORA! ...
L'é n'orma' d nòstr passà sislà dal tèmp:
na fior fiorìa an mes ai camp e ai prà
ch' a l'ha la vos soasìa 'd nòstra gent.
L'è 'l messagi fiorì drinta nòstr cheur,
l'é sinfonia che a canta nòstr boneur
e
ch' a se slansa dosman ant l'infinì.
L'é làuda d'un passà ch'veul arfiorì
andrinta a la speransa d'un avnì
che a fonga le soe rèis ant nòstr passà!
Tra 'l silensi sacral ed soe muraje
che a-j conta a Pianessa ij di pì bej
J'é la
caressa dIa vos 'd nòstri Vej.
An sle scandì del temp ch' a l'é passaje
soe
muraje son brass espalancà
che an cheujo andrinta ai brass ed nòstr passà!
C. Brero

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